Il metodo “D.A.I. e D.A.I.”
per la comunicazione efficace dei propri bisogni e desideri
di Andrea Bonacchi
L’esperienza del benessere è una esperienza complessa. Stare bene dipende da una alchimia di fattori; nell’ambito delle discipline psicologiche si tende attualmente a concordare sulla natura di alcuni ingredienti principali di questa alchimia quali, ad esempio, l’assenza di importanti motivi di disagio, il riconoscimento e l’espressione dei propri talenti, valori e significati per la vita nonché una sincera preoccupazione e impegno per il bene comune. Una parte significativa del nostro benessere dipende anche dal riconoscimento e dalla gratificazione dei nostri bisogni e desideri.
Per “bisogni” intendo i nostri bisogni vitali, quelle aspirazioni che ci stanno davvero a cuore, le spinte interiori che premono per trovare riconoscimento e gratificazione; i nostri bisogni vitali sono insopprimibili nel senso che la loro non gratificazione ci porta disagio e sofferenza non altrimenti compensabili.
Bisogni che possiamo sperimentare in una o più fasi della nostra vita sono ad esempio: il bisogno di sentirci amati, il bisogno di accettazione, quello di libertà, di esprimersi, di riposo, di significato, di crescere, di autonomia, di apprezzamento…
Con la parola “desiderio” tendo invece ad identificare l’aspirazione a qualcosa che ci preme, che vogliamo per noi e per la nostra vita, che immaginiamo possa darci piacere e felicità, ma a cui siamo anche in grado di rinunciare senza troppa sofferenza. I desideri cambiano molto da persona a persona ma alcuni tra i più comuni sono ad esempio: una bella auto, una buona cena in un bel posto, una serata in compagnia, una lettura appassionante…
Noi, nella nostra età adulta, abbiamo un ruolo centrale nel riconoscere e nel gestire i nostri bisogni e desideri. Molto spesso la gratificazione dei bisogni e dei desideri che ci stanno a cuore dipende però – in misura maggiore o minore a seconda dei casi – anche dagli altri, da coloro che amiamo, dai nostri parenti e amici, dai nostri vicini, dai nostri colleghi o datori di lavoro, dai nostri insegnanti e così via. Molta della felicità o infelicità che possiamo sperimentare nella quotidianità dipende da quanto gli altri comprendono e riconoscono i nostri bisogni e desideri e da come ci si rapportano.
Ecco allora che per il nostro benessere assume un ruolo importante la nostra capacità di fare sì che gli altri si impegnino a gratificare i nostri bisogni e desideri. Ma questa capacità prevede a monte un’altra e fondamentale capacità, quella di fare comprendere agli altri ciò di cui abbiamo realmente bisogno. Gli altri potranno infatti impegnarsi a gratificare, se lo vorranno, solo quei nostri bisogni che abbiano prima compreso e accolto.
Di seguito riporto uno schema in sei passi per una comunicazione efficace dei proprio bisogni e desideri.
Primo passo: DIRE
Se desideriamo che gli altri riconoscano e realizzino un nostro desiderio, se vogliamo che ci aiutino a gratificare un nostro bisogno, il primo passo fondamentale e imprescindibile è dire loro con chiarezza e in modo diretto ciò di cui abbiamo bisogno.
In molti casi il processo di realizzazione dei nostri desideri e bisogni si arena già su questo primo passo. Molte paure infatti possono limitarci e dissuaderci dal chiedere aiuto agli altri e dal manifestare loro i nostri bisogni: la paura del rifiuto dell’altro, la paura di manifestare le nostre carenze e debolezze, la paura di essere giudicati, la paura di perdere una parte della nostra libertà, la paura di dipendere dagli altri, la paura di scoprire che per l’altro non siamo così importanti come vorremmo, la paura di dover poi contraccambiare.
Molte volte poi non chiediamo e non manifestiamo i nostri bisogni sulla base di un principio tanto comune quanto infondato: “se l’altro mi ama deve comprendere e gratificare spontaneamente i miei bisogni”. Questa convinzione errata ha creato e continua a creare tanta sofferenza inutile.
L’esperienza ci insegna infatti che anche le persone che ci vogliono davvero bene hanno bisogno che gli comunichiamo apertamente e chiaramente ciò che desideriamo o di cui abbiamo bisogno. E’ totalmente inutile sia per il nostro benessere sia per l’armonia delle relazioni che rinunciamo a comunicare i nostri bisogni per mettere invece alla prova l’attenzione, la sensibilità, la dedizione dell’altro. E’ davvero molto dannoso l’atteggiamento di non chiedere e invece – sulla base di una reale e forte aspettativa – rimproverare e punire l’altro perché da solo non ha capito un nostro bisogno e non si è impegnato a gratificarlo.
Se superiamo le nostre paure e le nostre false convinzioni e impariamo a comunicare agli altri in modo efficace i nostri bisogni possiamo aprirci ad una scoperta: in molti casi gli altri sono molto più disponibili di quello che pensiamo a gratificare i nostri bisogni e desideri.
Il principio generale che sottolinea l’importanza di manifestare agli altri ciò di cui abbiamo bisogno ha solo rare eccezioni di cui la principale è rappresentata da quei casi in cui si ha una forte tendenza a deresponsabilizzarci che si manifesta quando da adulti ci portiamo dietro la pretesa infantile che gli altri esistano per soddisfare i nostri bisogni e desideri. In questo caso è opportuno ricordarci che per quanto sia bello che gli altri soddisfino i nostri desideri questo non ci esime dall’essere i primi e attivi responsabili del nostro benessere.
Secondo passo: AIUTARE A COMPRENDERE
Perché gli altri possano soddisfare un nostro bisogno e necessario che lo abbiano prima compreso e accolto; dobbiamo quindi preoccuparci di aiutarli a comprendere il nostro bisogno e proporlo in modo che sia recepibile. A questo scopo è importante non solo che manifestiamo agli altri ciò di cui abbiamo bisogno ma anche che lo facciamo in modo “efficace”.
Per aiutare l’altro a capire e ad accogliere i nostri bisogni e desideri dobbiamo rispettare alcuni fondamentali principi di comunicazione efficace ed in particolare:
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Comunicare “con il cuore” ovvero aiutare l’altro a comprendere razionalmente ed emotivamente quanto la realizzazione di un nostro bisogno o desiderio sia importante per noi e quanto la sua gratificazione incida sulla nostro felicità.
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Evitare di suscitare nei nostri interlocutori frustrazione e rabbia. Nel modo in cui ci poniamo dobbiamo fare attenzione a non suscitare rabbia nell’altro. Se infatti l’altra persona si arrabbia tenderà a chiudersi alla nostra richiesta a prescindere dal suo contenuto e a mettersi in una posizione difensiva nei nostri confronti. Atteggiamenti che tipicamente fanno arrabbiare i nostri interlocutori sono il rimprovero e la svalutazione. A volte le nostre manifestazioni di desideri o bisogni veicolano in realtà, in modo più o meno esplicito, una certa carica aggressiva proprio in forma di rimproveri; se diventassimo consapevoli di questo potremmo scegliere volta volta cosa ci sta più a cuore – la richiesta o il rimprovero – visto che i due atteggiamenti richiedono modalità espressive ben diverse. Alcuni pensano poi che commenti svalutativi sul comportamento dell’altro lo stimoleranno a dare il meglio di sé; questa convinzione è assolutamente infondata e nel migliore dei casi i commenti svalutativi susciteranno insicurezza e scoraggiamento se non, soprattutto nei casi di reiterazione, franco risentimento.
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Evitare di suscitare nell’altro paure e timori. Se vogliamo che l’altro comprenda un nostro bisogno è importante non suscitare in lui o lei una eccessiva dose di paure. Non si tratta di avere una atteggiamento teso a minimizzare o a nascondere l’impegno o il sacrificio connessi con la nostra richiesta ma, al contrario, a non drammatizzarli mantenendo un atteggiamento equilibrato e fiducioso. Se poi conosciamo alcune specifiche paure dell’altro (come ad esempio la paura di compiere delle scelte, la paura di impegnarsi, la paura di non essere all’altezza etc.) è più che mai importante tenerne conto per non accentuarle.
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Concentrarsi su un aspetto alla volta. È importante che ogni volta che manifestiamo un bisogno o desiderio ci concentriamo su quello e non disperdiamo la nostra richiesta su tanti e diversi bisogni che lo accompagnano, seguono o precedono.
L’applicazione di questi semplici principi nella comunicazione aiuta l’altro a comprenderci e a capire quali sono i nostri bisogni.
Terzo passo: INSISTERE
I contadini e i giardinieri sanno bene che la pioggia che veramente serve alle colture è quella che scende piano piano, con leggerezza, ma che dura sufficientemente a lungo da penetrare nel terreno e da nutrire le piante. I temporali spesso portano invece danni.
Allo stesso modo nella comunicazione efficace dei nostri bisogni dobbiamo tenere ben presente che perché l’altro comprenda in profondità ciò di cui abbiamo bisogno e necessario reiterare la manifestazione del nostro bisogno, insistere nella richiesta per un po’ di tempo.
Spesso l’altra persona – presa come spesso accade dalla complessità degli impegni e delle preoccupazioni – anche se ben motivata a venirci in contro può necessitare di tempo e di ripetute richieste per comprendere davvero il nostro bisogno e per trovargli uno spazio dentro di sé e nella sua vita pratica. D’altro canto “ripetizione” non vuol dire “esasperazione” e su questo aspetto dell’insistere, come in altri importanti della vita, la vera “arte” consiste nel saper trovare la “misura”. Le cose sono rese un poco più complesse su questo punto dal fatto che la “giusta misura” del ripetere non si trova una volta per tutte ma va ogni volta sperimentata nella relazione con ogni diverso interlocutore perché ogni persona che ci troviamo davanti ha una diversa sensibilità e suscettibilità alla nostra insistenza e ripetizione.
Quarto passo: DISPONIBILITA’ AD ASCOLTARE L’ALTRO
Fino a questo punto abbiamo centrato l’attenzione sulla persona che sente un bisogno o un desiderio e si preoccupa di comunicarlo ad una o più altre persone. Ma se ci fermassimo al terzo punto la pratica della comunicazione efficace dei propri bisogni potrebbe ridursi ad una pratica volta al soddisfacimento egocentrico di ciò che ci preme.
In realtà quando chiediamo qualcosa, quando manifestiamo un nostro bisogno abbiamo di fronte un interlocutore, una persona con tutta una ricchezza di tratti caratteriali, valori, riferimenti culturali, atteggiamenti e abitudini e, a sua volta, con propri bisogni e desideri.
Dopo avere efficacemente manifestato il proprio bisogno è quindi importante lasciare spazio all’altro per esprimersi e rendersi disponibili ad ascoltarlo.
Ascoltare l’altro ci permette di comprendere se l’altro ha capito la nostra richiesta o se sono necessari chiarimenti. Fraintendimenti e malintesi sono comuni e si manifestano anche quando ci pare di esserci spiegati efficacemente.
Ascoltare l’altro è poi, soprattutto, fargli posto tra ciò che ci preme.
Quinto passo: ACCOGLIERE IL PUNTO DI VISTA DELL’ALTRO
E’ importante a questo punto riconoscere che l’altro, anche se ci vuole bene, non è tenuto a soddisfare i nostri bisogni ma è fondamentalmente libero di farlo o meno. Manifestare un nostro bisogno è porre una richiesta non avanzare una pretesa.
Accogliere il punto di vista dell’altro è rispettare lui e il suo punto di vista.
Dobbiamo anche tenere conto che se l’altro è disponibile a gratificare un nostro bisogno non è detto che lo faccia esattamente nel modo e nei tempi che noi vorremmo. Per quanto infatti si tratti di una persona che ci conosce e magari ci vuole anche bene, ha un suo modo di affrontare gli impegni, e un suo stile di fare le cose, una personale modalità di organizzare i tempi. Su questo punto alcuni hanno una falsa convinzione del tipo: “se l’altro mi comprende davvero e vuole aiutarmi non deve fare soltanto ciò che desidero ma anche farlo nel modo e nei tempi che io mi aspetto”. Anche questa convinzione irrealistica e non rispettosa del punto di vista dell’altro porta con se inevitabili delusioni e conflitti.
Se l’altro accoglie la nostra richiesta e si rende disponibile ad aiutarci a gratificare il nostro bisogno o desiderio a questo punto la comunicazione efficace ha avuto successo e non ci resta che esprimergli la nostra gratitudine.
Se l’altro invece non accoglie la nostra richiesta allora occorre proseguire con il prossimo passo.
Sesto passo: INCONTRO
Se il nostro interlocutore sceglie liberamente di non gratificare il nostro bisogno o desiderio allora il percorso non è chiuso ma si apre un nuovo e complesso processo, quello dell’incontro delle diverse posizioni e della mediazione. Cercare di mediare apre infatti alla possibilità di cercare insieme il maggior benessere per entrambi pur nella divergenza di bisogni, valori, modi di essere e aspettative.
Questi sei passi possono essere ricordati usando l’acronimo “D.A.I. e D.A.I.”:
D.: Dire
A.: Aiutare a comprendere
I: Insistere
&
D.: Disponibilità ad ascoltare
A.: Accettare il punto di vista dell’altro
I.: Incontro
Questo acronimo ci richiama l’importanza di persistere con pazienza, senza scoraggiarci, sulla strada della comunicazione efficace dei propri bisogni .