DALLA PSICOSINTESI PERSONALE ALLA PSICOSINTESI TRANSPERSONALE
di Andrea Bonacchi
Scopo e attuazione della psicosintesi
Qual è lo scopo della psicosintesi?
La psicosintesi è una concezione psicologica e una prassi di vita che ha come scopo essenziale quello di accrescere il nostro benessere e la nostra armonia interiore, psico-fisica, relazionale e spirituale.
La psicosintesi si impara e si compie un passo dopo l’altro attraverso lo sviluppo di competenze e qualità, attraverso l’attuazione di nuove prassi e abitudini più sagge e imparando a prenderci cura delle nostre sofferenze, delle nostre emozioni distruttive (paura, rabbia, gelosia…) e delle nostre abitudini nocive (modi di pensare, comportarci, relazionarci agli altri che fanno soffrire). Si tratta di un percorso che non finisce mai perché sempre possiamo aspirare a stadi maggiori di armonia e benessere. Lo stesso Roberto Assagioli, fondatore della psicosintesi, intervistato da un giornalista sull’oggetto del suo lavoro, mentre era ormai ultraottantenne, rispose: “sto lavorando alla mia psicosintesi personale”.
Obiettivi nel campo della psicosintesi personale sono ad esempio: imparare a conoscersi e ad accettarsi amorevolmente, vivere meglio la quotidianità, vivere in maggiore armonia con se stessi e con gli altri, sviluppare abitudini e stili di vita migliori (cioè che portino a noi e a agli altri un maggiore benessere), diventare il regista della propria vita, accrescere il proprio senso di integrazione, comprendere l’importanza di impegnarsi con dedizione e costanza in un percorso di crescita in saggezza, imparare a prenderci cura degli altri e di ciò che amiamo.
Come si attua la psicosintesi?
La psicosintesi si attua con due modalità: la prima corrisponde alla psicosintesi personale la seconda alla psicosintesi transpersonale.
La psicosintesi personale consiste nel realizzare che in noi c’è una parte che viene chiamata Io-Regista (o Io-Centro o Io-direttore d’orchestra); questo nome viene dato all’insieme di due capacità: la consapevolezza e la volontà benevolente (volontà di bene per noi e gli altri). Dire di “avere un io regista” – o meglio di “essere un io regista” – significa riconoscere una centralità nella nostra psiche e nel nostro percorso di crescita a queste due capacità. Similmente altri percorsi di crescita e realizzazione psico-spirituale riconoscono a queste due capacità un ruolo fondamentale; nel buddhismo ad esempio di solito si tende a dare una importanza centrale alla “presenza mentale” intesa proprio come la nostra capacità di essere consapevoli, nel qui ed ora, in modo accogliente, amorevole, non giudicante.
Una volta risvegliata la consapevolezza di essere un Io-regista il percorso di psicosintesi personale consiste in un paziente e progressivo lavoro dell’Io-regista di armonizzazione della personalità, di armonizzazione del corpo, mente-corpo, e delle relazioni.
La psicosintesi transpersonale (o “spirituale”) consiste invece nel riconoscere che in noi c’è una parte profondamente saggia, positiva, pura, luminosa, di bontà, chiamata “Sé transpersonale”. Una volta risvegliata la consapevolezza di avere un Sé transpersonale – o meglio di essere un Sé transpersonale – il percorso di psicosintesi transpersonale consiste in un ulteriore, paziente e progressivo lavoro di armonizzazione della personalità, di armonizzazione del corpo, mente-corpo, e delle relazioni con altri e altro alla luce dell’esperienza del Sé e attraverso l’elevazione della coscienza che ne deriva.
Le due modalità di psicosintesi personale e transpersonale sono complementari ma sarebbe opportuno lavorare inizialmente sulla propria psicosintesi per poter avere gli strumenti interiori più adeguati ad affrontare la psicosintesi transpersonale.
Uso del termine “ transpersonale”
In psicosintesi si usa la parola transpersonale (trans- con significato di “al di là”, “oltre”) per indicare sostanzialmente ciò che è di natura “spirituale”. Assagioli scelse di impiegare alcuni termini psicologici più neutri e omnicomprensivi nei quali si potessero ritrovare persone con convinzioni diverse a proposito della spiritualità e della religione. Lo stesso vale per la parola “Sé transpersonale” nella quale alcuni appartenenti a specifiche visioni religiose potrebbero riconoscere l’anima, l’atman, l’intima natura di luce, la nostra parte più saggia, etc.
Scrive Roberto Assagioli
“[il termine “transpersonale”] è stato introdotto in psicologia da Maslow è da quelli della sua scuola, per indicare ciò che comunemente si chiama spirituale. Scientificamente è una parola migliore; è più precisa, e in un certo senso neutra, perché indica ciò che è al di là o al di sopra della personalità ordinaria.”
(Tratto da “Comprendere la Psicosintesi” p. 130)
Le esperienze spirituali e l’atteggiamento pragmatico della psicosintesi transpersonale
L’approccio della psicosintesi allo spirituale non è un approccio di fede di fronte al Mistero (esiste uno spirito/anima individuale? Esiste uno spirito divino?). L’approccio della psicosintesi è un approccio esperienziale, cioè parte dalla convinzione che possiamo fare esperienza della dimensione transpersonale.
Scrive Assagioli: “[…] non occorre risolvere i problemi teorici dell’intima natura dell’uomo e di molti funzioni e processi biologici e psicologici per utilizzarli a fini terapeutici o creativi.
In questo senso la psicosintesi si può considerare “neutrale verso quei problemi ultimi”; il suo intento è di esercitare un’azione benefica e formativa sulla psiche umana. La psicosintesi è soprattutto una prassi; ha un atteggiamento realistico e una posizione pragmatica, nel senso buono della parola.
Ma tale posizione è aperta e inclusiva; essa tiene in massimo conto delle esperienze di allargamento della coscienza diverse e superiori al livello della vita psichica dell’uomo medio.”
“[…]Lo stesso può essere detto del Sé […]. Esso non è un postulato metafisico ma una realtà della quale alcuni hanno avuto esperienza interna diretta e di cui si può acquisire coscienza mediante tecniche ed esercizi adatti.”
(tratto da Principi e metodi della Psicosintesi Terapeuti, ed Astrolabio, pag 162)
Ecco allora che, per comprendere meglio quali sono le esperienze spirituali, l’approccio migliore mi pare quello di non partire dalla teoria o da opinioni illustri ma di cercare di capire cosa le persone intorno a noi riconoscono come caratterizzante questo tipo di esperienza.
Molte persone se intervistate in merito, ritengono di avere avuto esperienze spirituali o di averne sentito raccontare. Dal lavoro nei gruppi su questo tema traggo un elenco di alcuni principali aspetti che secondo alcuni partecipanti rendevano una esperienza spirituale:
- senso di pace, appagamento, benessere, armonia
- senso di connessione e unione con gli altri, fratellanza; senso di unione con la natura, senso di unione con il tutto
- senso di vitalità, bellezza, luce, ampiezza, energia
- cambiamento di stato di coscienza
- presenza di intuizioni e comprensioni profonde
- inspiegabilità
- impalpabilità
- soggettività
- universalità
- coincidenza di situazioni o circostanze particolari
- senso di amore e accettazione incondizionati
- senso di espansione
- avvertire la presenza di qualcosa di più grande, oltre
- perdita dei confini
- assorbimento nell’esperienza
Per Roberto Assagioli: “[La spiritualità] non consiste in teorie e astrazioni, non è un idealismo separato dalla vita. Consiste anzitutto nel considerare i problemi della vita da un punto di vista elevato, comprensivo, sintetico; nel saggiare tutto in base ai veri valori, nel cercare di arrivare all’essenza di ogni fatto senza lasciarsi arrestare dalle apparenze esterne, né illudere dalle opinioni tradizionali, dagli influssi collettivi, dalle tendenze, dalle emozioni, dai preconcetti personali.” (Tratto da Comprendere la Psicosintesi ed Astrolabio p. 121).
La dimensione transpersonale
L’esperienza umana si declina su quattro piani o dimensioni:
Si tratta semplicemente di punti di vista diversi e profondamente interconnessi attraverso i quali siamo abituati a vedere l’essere umano nella sua unicità e complessità.
Fin dal suo nascere la psicosintesi ha avuto come nota caratterizzante il riconoscimento che tutti gli esseri umani hanno una dimensione transpersonale (o spirituale in senso lato) qualunque sia il modo individuale di concepirla: ateismo, agnosticismo, varie visioni spirituali e religiose. La psicosintesi ha sempre avuto un profondo rispetto e una grande considerazione per la dimensione transpersonale di ciascuna persona.
La dimensione transpersonale comprende:
- la dimensione “esistenziale”: è la dimensione dell’uomo che si pone delle domande sull’origine, destino, significato, natura ultima dell’esperienza umana e cerca una risposta a queste domande.
- la dimensione del “Significato”: è la dimensione dell’uomo che cerca un Senso per la propria vita e trovatolo si spende per realizzarlo e attuarlo.
- la dimensione “spirituale”: è la dimensione dell’uomo che tende a rispondere alle domande esistenziali riconoscendo l’esistenza di una realtà spirituale che trascende quella materiale; è la dimensione dell’uomo che ricerca stati di coscienza non ordinari e che cerca di entrare in contatto con una realtà più intima e profonda, al di là e al di sopra di quella materiale immediatamente percebile.
- la dimensione “religiosa”: è la dimensione dell’uomo che tende a rispondere alle domande esistenziali riconoscendo l’esistenza di una realtà spirituale che trascende quella materiale e che assume come proprie un insieme di credenze e di rituali codificati e tramandati da una tradizione (religione storica).
È importante cogliere la straordinaria occasione di benessere e di crescita che può esservi nel vedere le cose (noi stessi, gli altri, la vita…) da un punto di vista “transpersonale”.