Lettera inviata da Roberto Assagioli l’11 novembre 1967 ai presidenti, membri dei consigli direttivi ed agli altri collaboratori delle Fondazioni, degli Istituti e dei Centri di Psicosintesi.
Come la maggior parte di voi sa, al Quinto Congresso Internazionale di Psicosintesi, che si è tenuto
a Roma nel settembre 1967, sono state sollevate alcune questioni relative al rapporto tra i Centri di
Psicosintesi, già esistenti o da fondarsi, nei vari paesi e nelle diverse parti del mondo (per semplicità,
uso la parola centri per indicare tutte le fondazioni, gli istituti e centri).
Alcuni di voi mi hanno chiesto di pronunciarmi in maniera definitiva sulla materia in questione, ciò
che faccio ben volentieri, dal momento che mi offre l’opportunità non soltanto di dissipare dei
malintesi, ma altresì di sottolineare ancora una volta la vera natura e lo “spirito” della Psicosintesi.
La Psicosintesi non è una dottrina né una “scuola” di psicologia; non è un particolare o speciale
metodo di autorealizzazione, di terapia o di educazione.
Essa può essere indicata (non uso il termine “definita” poiché tutte le definizioni sono limitate e
limitanti) essenzialmente come un atteggiamento generale e uno sforzo verso l’integrazione e la
sintesi in tutti i campi, in particolar modo in quelli sopra menzionati. Potrebbe essere chiamata un
“movimento”, una “tendenza”, uno “scopo”. Non esiste ortodossia in Psicosintesi e nessuno, a partire
da me stesso, può proclamarsene il vero o autentico rappresentante, capo o leader. Ognuno dei suoi
esponenti cerca di esprimerla ed applicarla come meglio è in grado di fare e chiunque ne legga o
ascolti il messaggio o riceva beneficio dall’uso dei metodi della Psicosintesi potrà stabilire con quanto
successo ciascun esponente ne ha espresso o ne esprimerà lo “spirito”.
Da questa premessa generale discende ovviamente la considerazione che la Psicosintesi non può
essere rappresentata all’esterno da nessuna organizzazione o superorganizzazione. Come ho già
espresso nel Congresso a Roma, il modello esteriore non deve essere quello di un “sistema solare”
ma quello di una “costellazione” e, in particolar modo, nessun Centro può rivendicare la propria
“internazionalità” più di qualsiasi altro. Tutti i Centri devono essere animati da uno spirito
internazionalistico e devono lavorare internazionalmente, se se ne dovesse verificare la necessità.
Tuttavia, la funzione primaria e la preoccupazione principale di ciascun Centro devono essere anche
quelle di lavorare quanto più intensamente possibile nella propria area geografica o specifica
(terapeutica, educativa, culturale), di “cultiver son jardin”, per dirla con Montaigne.
Lo scambio reciproco di informazioni e la cooperazione tra tutti i Centri è, naturalmente,
estremamente auspicabile e dovrebbe essere realizzata in misura sempre maggiore, e a questo scopo
è stato costituito un Segretariato Internazionale, separato dai vari Centri di Psicosintesi.
Ma poiché le condizioni culturali, psicologiche, legali e materiali sono enormemente diverse nei vari
paesi è consigliabile, anzi in realtà quasi indispensabile, che ogni Centro lavori in piena autonomia e
libertà e che gli unici responsabili siano chi dirige questi Centri.
Se noi e quelli che in futuro prenderanno via via il nostro posto rimarremo fedeli a questi principi e a
queste linee direttrici, potremo sperare di dare un valido contributo all’integrazione spirituale,
psicologica ed esteriore dell’umanità. Tale integrazione rappresenta una sua urgente necessità e solo
grazie ad essa possiamo contrastare i pericoli che attualmente la minacciano e favorire il manifestarsi
di una nuova e autentica cultura e civiltà dell’uomo, un nuovo stile di vita.