AZIONE INTERNA
(Archivio Assagioli – Firenze)
Dott. Roberto Assagioli
Il tema dell’azione interna è così vasto che può sembrare assurdo volerne parlare in qualche decina di minuti. E così sarebbe infatti se presumessi di “trattarlo”, o di svolgerlo, sia pur sommariamente. Ma credo che sia possibile, e non inutile, almeno proporlo alla vostra attenzione e metterne in evidenza l’importanza, anzi la necessità, affinché venga dato ad esso un posto adeguato nel programma delle attività che il Movimento di Religione intende attuare.
Inoltre mi auguro, anzi confido, che siate così “buoni intenditori” che bastino poche parole.
Comincio senz’altro dal naturale punto di partenza: la realtà del mondo interiore. Questa potrebbe sembrare una verità lapalissiana, invece è una verità la cui realizzazione avrebbe veramente effetti rivoluzionari nel mondo moderno. Infatti non è eccessivo dire che l’uomo moderno vive e opera come se il mondo interno non esistesse. Ci vive, in qualche misura, ma non se ne accorge o comunque lo subisce: è passivo di fronte ad esso. Tutto proteso verso la conoscenza e il dominio del mondo esterno, l’uomo attuale ha trascurato a tal punto l’altro, che vi si trova trasognato, succube, e quindi continuamente vittima delle forze potenti che in esso insorgono e si agitano tumultuose e travolgenti.
Simbolo significativo di questa situazione è il fatto che da noi, mentre ogni università ha ad esempio cattedre di mineralogia e zoologia, solo in due o tre vi è l’insegnamento della psicologia, ma quale materia “complementare e facoltativa”!
Eppure il mondo interno è intensamente, spesso terribilmente reale. Esso pure ha i suoi abissi tenebrosi e le sue cime scintillanti, le sue aride lande e i suoi tesori nascosti; esso pure ha i suoi impetuosi torrenti e i suoi oceani illimitati, la sua zona delle tempeste e la sua serena stratosfera. Queste non sono semplici espressioni metaforiche o ingegnosi accostamenti, sono reali e profonde analogie, sono strette e intime corrispondenze di natura e di funzione.
Il mondo interno ha diversi “livelli” o “piani”, distinti per qualità e funzioni, ma continuamente interagenti l’uno sull’altro e in varie misure interpenetrantisi.
Non posso farne qui neppure l’enumerazione, ma devo indicare almeno una distinzione fondamentale: quella fra la sfera che include tutte le attività interne propriamente umane o psicologiche, e la sfera che è stata variamente chiamata trans-umana oppure spirituale (in senso stretto), e pure la sfera dell’Alto.
Qui si presenta in pieno uno dei problemi messi all’ordine del giorno di questo Convegno, il problema dell’“al di là”. Ma non ne parlo ora, semmai potrò farlo in sede di discussione.
Sinteticamente, si può dire che questo mondo è soprattutto il mondo del significati, delle scelte, delle cause e – nei suoi aspetti più alti – delle realtà essenziali. Al limite – o meglio, oltre ogni limite – sta la Realtà Suprema.
L’azione interna ha vari campi d’esplicazione, e metodi corrispondentemente diversi.
Il primo campo d’azione è la nostra stessa personalità umana, per conoscerla, dominarla e trasformarla.
Un secondo campo è quello dei livelli più elevati del mondo interno. Qui l’azione diviene specificamente “religiosa”, secondo tre modalità, che si possono chiamare ascendente, orizzontale e discendente.
Il terzo campo è quello dell’azione religiosa consociata e di gruppo.
Esaminiamoli adesso più in dettaglio.
1° – L’azione su noi stessi presuppone la conoscenza o meglio, la scoperta di noi stessi.
Che cosa e chi siamo?
Questa sembra una domanda elementare, eppure è una delle più ardue e imbarazzanti a cui rispondere. Non insisto su ciò, anche perché Luigi Pirandello in quasi tutta la sua opera ha drammaticamente messo in evidenza l’incapacità dell’uomo moderno di scoprire chi egli sia veramente, fra le molteplici a contrastanti “immagini” che egli si forma di sé e che gli altri si formano di lui.
Ma questa scoperta è possibile e necessaria.
È possibile. Mediante speciali esercizi si può arrivare a tenere libero il campo della coscienza dai “contenuti” psicologici (sensazioni, immagini, sentimenti, pensieri, ecc.) che generalmente lo occupano e con cui ci identifichiamo. Oppure talvolta, in condizioni eccezionali, si produce spontaneamente un’interruzione dell’attività psichica ordinaria. Allora viene la mirabile esperienza del vero Io, quale Centro di pura autocoscienza spirituale, stabile, permanente e potente. Numerose sono le testimonianze di coloro che hanno avuto questa esperienza. Citerò tra le tante, per la convinzione e l’evidenza con cui è formulata, quella del Gratry:
“Io sentivo come una forza interiore… piena di forza, bellezza e gioia… una forma di luce e di fuoco che sosteneva tutto il mio essere; forma stabile, sempre la stessa, spesso ritrovata nella mia vita, dimenticata negli intervalli e sempre riconosciuta con trasporto e con l’esclamazione “Ecco il mio vero essere”.
(De la connaissance de l’âme)
Il riconoscimento dell’esistenza e dalla vera natura dell’Io ha immenso valore spirituale e un’importanza pratica incalcolabile. Tale riconoscimento costituisce una vera rivelazione: è l’inizio di una nuova vita e la chiave per comprendere tanti fatti, per risolvere tanti problemi; è la base per l’opera di autodominio, di liberazione e di rigenerazione interna. Archimede disse: “Datemi un punto d’appoggio e io solleverò il mondo”. Ebbene, per sollevare il nostro mondo interno il punto d’appoggio è costituito dall’Io, dal Centro fisso e dinamico del nostro essere.1
L’azione che possiamo – e dovremmo! – svolgere su noi stessi è ampia e complessa. Quest’arte – detta da Platone psicagogia – comprende: metodi per l’indagine, per il dominio e l’uso dell’inconscio; per il dominio e la trasmutazione e l’uso costruttivo della mente; per l’educazione dalla volontà – e insieme e soprattutto l’armonica integrazione di tutti questi elementi in una coerente e organica psicosintesi della personalità.
È opportuno rendersi ben conto che questa prassi interna non è per se stessa “religiosa”, anzi neppure necessariamente “etica”. È una tecnica che dà efficienza, ma che può essere volta – e lo è da alcuni – a fini egoistici e addirittura malvagi. Tanto più quindi è doveroso e necessario che coloro che si propongono fini etici e religiosi la apprendano e sappiano usarla almeno altrettanto efficacemente quanto gli altri, per saperli fronteggiare e vincere quando occorra. E questo occorre spesso e sempre più occorrerà, se vogliamo essere pionieri e militi (come la nostra presenza qui indica) del grande rinnovamento, della radicale trasmutazione degli individui, della cultura e dell’intera società umana, che sono già in atto.
A incoraggiamento e incitamento nostro e altrui va messo in rilievo il fatto che – come risulterà da quello che sto per dire – chi si propone quei fini può valersi di mezzi e di energie superiori preclusi agli altri.
2° – Azione religiosa
L’azione religiosa specifica è il “collegamento” (religio vuol dire appunto “collegamento”) fra l’essere individuale e i livelli superiori del mondo interno, chiamati dalla psicologia moderna supercoscienti, che – come è stato accennato – culminano in ciò che è stato variamente chiamato la Realtà Suprema, il Sommo Bene, l’Assoluto, il Supremo, l’Eterno, Brahman, Dio.
Questo collegamento è stato, e può venir attuato, con diversi metodi di azione interna, di cui i principali sono: la preghiera, la meditazione, l’affermazione e l’invocazione.
La preghiera intesa in senso stretto ha carattere prevalentemente affettivo, mira ad una comunione d’amore con Dio.
La meditazione è un mezzo d’azione prevalentemente mentale, sebbene nei suoi aspetti più elevati trascenda la mente ordinaria, usi l’intuizione e divenga pura e diretta contemplazione della Realtà.
L’affermazione ha carattere volitivo, in un certo senso “magico”; è un atto di volontà con cui si “esige” l’unificazione con il Supremo, o in cui la volontà individuale liberamente si immerge e si identifica con la Volontà universale.
L’invocazione è, o può essere usata, quale metodo sintetico in cui si fondono i tre aspetti – affettivo, mentale e volitivo – in un unico atto interno che è perciò completo, molto più efficace e capace di evocare una “risposta” adeguata.
Questi metodi sono stati largamente usati in ogni luogo e in ogni tempo, e lo sono tuttora da coloro che hanno una vita genuinamente religiosa. Ma vi è un grave ostacolo per il loro impiego da parte dell’uomo moderno. Essi per lo più sono stati formati nel seno delle religioni costituite e sono quindi strettamente connessi con le rispettive teologie e ideologie, con i loro riti e le loro formule, e spesso sono rivolti non al collegamento diretto con la Realtà suprema, ma a quello con Esseri individuali, storici e mistici, generalmente con i Fondatori di quelle religioni, e anche con intermediari minori (santi, angeli). Quindi coloro che non vogliono o non possono aderire a quelle teologie, e far parte di quelle chiese, non possono neppure adottare tali quali sono i loro procedimenti. Ecco quindi un compito pratico preciso per il Movimento di Religione.
Liberare quei metodi dalle loro connessioni e limitazioni teologiche, storiche, istituzionali e particolaristiche, e farne una pura prassi libera da ogni dogma, da ogni sistema concettuale, da ogni forma ritualistica tradizionale; sperimentarli e modificarli opportunamente, secondo la natura e le condizioni dell’uomo moderno, vivente nel mondo attuale; trasmutarli, secondo la esigenze di “novità” che stanno emergendo.
Vi sono poi i metodi di azione religiosa che possono chiamarsi “orizzontali”, e che consistono in un’emanazione e irradiazione di energie psico-spirituali. I moderni studi sulla telepatia danno ad essi base e avvaloramento scientifico. Qui, ancor più, vi sono nuove tecniche da inventare, sperimentare e usare.
I metodi di azione “discendente” mirano a trasmutare “secondo religione” la personalità umana e, in un senso più vasto, a rendere o a riconoscere sacra ogni attività e lo stesso mondo esterno, a pervadere di spiritualità l’uomo e il mondo, a instaurare il regno di Dio sulla terra. Essi includono i metodi psicagogici sopra accennati, ma li informano con un più alto significato e li “dirigono” a fini specificamente etico-religiosi.
Se vogliamo usare invece una terminologia scientifica e “neutrale”, possiamo dire che così si attua la psicosintesi spirituale, che individualmente include il corpo e in generale tende all’unificazione tra vita interna e vita esterna.
3° – Azione religiosa consociata
La parola “religione” può essere ed è stata interpretata anche come collegamento interindividuale o sociale tra persone di una stessa fede, o persuasione, e una stessa prassi religiosa.
Vi è quindi l’esigenza di nuove forme di comunità religiose adatte agli uomini e ai tempi nuovi.
Prima di arrivare a vere e proprie convivenze continuative – molto impegnative e ardue da attuare – è opportuno fare esperimenti di esercizi religiosi in gruppo e di brevi periodi di vita in comune. Come alcuni degli amici qui presenti sanno, negli anni precedenti l’ultima guerra ho fatto insieme ad altri entrambi questi generi di esperimenti, con risultati – devo dirlo per la verità – molto soddisfacenti.
Gli esercizi consistettero in alcune serie di riunioni in cui venivano usati dei simboli anagogici di carattere universale, o meglio ai quali si poteva dare e si dava significato universale. In una serie furono adottati i simboli del Cavaliere e della Comunità del Graal (e si poté valersi dell’aiuto della suggestiva musica wagneriana); in un’altra serie il tema fu il pellegrinaggio dantesco attraverso tutte le sfere del mondo interno, dai livelli più bassi dell’inconscio fino ai vertici del supercosciente. Inoltre ho ideato, ma non ancora sperimentato, una serie di simboli nuovi nelle loro applicazioni religiose, tratti dalla vita a dalla tecnica moderna, quali l’automobilista, l’aviatore, l’esploratore, ecc.
Tutto ciò può – e dovrebbe – venir ripreso, esteso e variamente sviluppato.
Per concludere:
I diversi modi di azione interna a cui è stato fatto cenno costituiscono la preparazione necessaria per foggiare e potenziare gli individui, i gruppi e, confidiamo, le schiere via via sempre più ampie di coloro che – liberati e liberanti da forme assunte – sapranno instaurare una religione che sia tutta vitale, e una vita che sia tutta religiosa.
Roberto Assagioli
Quarto Convegno del Movimento di Religione
Firenze, 26-28 luglio 1947
1 Questo punto è maggiormente sviluppato nel mio scritto Il Mistero dell’Io.